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venerdì 17 luglio 2015

#76 Dead and gone

Il caldo soffoca e l'alcol non aiuta per un cazzo. La pelle s'incolla contro la copertura del divano tipo quelle figurine dei calciatori del futbol che collezionavi da piccolo. Trentacinque anni, il passo, che per quanto si dica, fa iniziare la discesa alla tua misera vita. La testa brucia e non è colpa dei vari shot buttati giù senza pausa o del fumo d'erba che fa irruzione nei tuoi polmoni come un commando di pulotti in una scuola di mezze seghe. No. E' semplicemente la tua vita. Ogni giorno inizia nella stesso modo, ti alzi dal divano ai primi albori, nella camera non hai persiane o tende. No, non ti sono dovute. Il rumore del camion che raccoglie l'immondizia ti fa mettere i piedi per terra e sembra quasi aspettare il momento di caricare pure quel corpo già stanco. La bocca è ancora impastata, le viscere ti danno il buon giorno con fitte che sembrano piccoli spilli pronti a bucarti. Ti metti in piedi, facendo finta di non sapere cosa ti riserverà il nuovo giorno. Vai al cesso per mollare acqua e rifiuti orgnaci, l'odore ti fa storcere il naso. Cerchi allivio sotto la doccia, ma il tempo corre e tu con lui. La tua immagine nello specchio t'infastdisce, la prendersti a pugni ma ti limiti ad asciugare il viso e a girare le spalle. Esci di casa, non un saluto, non un "a dopo" solo il silenzio, di chi è solo, bombarda le tue orecchie. Entri in un bar, butti giù il primo shot mischiato con del caffè che non sa di un cazzo, dai una svista ai giornali per abitudine, perchè non te ne fotte un cazzo di quello che succede, hai già la tua vita che è cronaca nera. Entri negli spogliatoi, ti svesti lentamente guardando il tuo braccio tatuato contrarsi ad ogni movimento. Pensi che forse un giorno finirà questa squallida routine che ti divora da dentro. Trascorrono dieci ore, sudi, bevi, tiri, lavori, bestemmi e pensi a quando finirà. Arriva il momento, finisce, corri a farti una doccia per cacciare via i fetori del lavoro. Ti sbatti nel primo bar che incontri, ci dai dentro fino a stordirti e in quei momenti pensi che tutto andrà meglio, che forse domani la merda che butti giù ogni giorno avrà un gusto differente. Ritorni sul tuo divano, il riflesso della tv ti fa da abajour. Chiudi gli occhi con un lieve senso di piacere, ma poi, riecco l'alba, riecco il camion dei rifiuti che ti da la sveglia, riecco la bocca impastata e la testa in merda, riecco un giorno come ieri e come domani. Non hai via di fuga se non la terrazza...

lunedì 12 gennaio 2015

#75 game over

Tutto ha una fine. Sono passati due anni e ho deciso di non continuare con questo lavoro. Basta notti insonne a saldare tubi maleodoranti, basta notti passate al gelo a fissare l'orizzonte nella speranza che sorga il sole. Per me il sole non sorgerà mai. La terra mi chiama, la vita mi presenta il conto ancora una volta. Domando al vento quando finirà tutto, quando non dovrò più patire ma la risposta, forse, è volata via o annegata nel fottuto limbo in cui mi trovo a vagare senza bussola e senza lume. Passeggio per i ponti e nutro invidia per i volti sorridenti e spensierati di chi nella vita, sembra o finge, di non aver più nulla da chiedere. Io non ho mai chiesto nulla ma ho ottenuto sempre rotture di palle. Me lo diceva sempre il mio vecchio che nella vita avrei fallito, aveva ragione, esperienza, il seme, del resto, è lo stesso.

sabato 15 marzo 2014

# 74 rough sea

Ok, capito, prima o poi doveva succedere. Ormai è quasi un anno che sto qui a smenarmi il cazzo su questo mostro galleggiante invaso da vecchie trippone e cazzi mosci dormienti. Fino a quando loro stanno al di là della loro linea, nessun problema. Ok, qualche vecchia baldracca in tiro può sempre provarci, ma nisba, a bordo c'è fin troppa carne fresca per perdersi tra le gambe e le pieghe di qualche troia vacca andata.
Oggi sono proprio su di giri, colpa del boss di squadra, olandese del cazzo, mezzo balbuziente e con una fottutissima coda di paglia. Se c'è da sgobbare nessun problema, sono nato come carne da macello, rompermi la schiena mai stato un problema, ma se poi lo stronzo qui, mi mischia il lavoro col personale, allora no, cazzo, proprio non ci siamo. Il fatto è che a me piace divertirmi dopo il lavoro, di figa c'è ne tanta tra la working class, far due chiacchiere e cazzeggiare un po fa parte del gioco, altrimenti cazzo ci fai per due mesi di fila. Fatto sta che forse la tipa che il frocetto arancione aveva adocchiato ha più voglia di stare con me che con lui. Beh, la capisco cazzo. Allora il rottoinculo che fa? Si rifa sul lavoro, ma no amico, con me hai sbagliato, la prima volta ti ho avvisato, e te hai spiato, la seconda idem, ora il culo te lo rompo. Mentre riposi busso alla porta della tua cabina, ci chiudiamo dentro e ti spiego come cazzo va la vita. La tua testa nella tazza del cesso entrerà a misura, cazzo. Ti rompo.

martedì 4 marzo 2014

# 73 Keep Calm and carry on

La rabbia è tanta, il rancore ti divora e trovare una valvola di sfogo diventa ogni giorno più difficile. Le fitte alla testa riprendono possesso della calotta cranica. Un male bastardo, un male che ha origine dal punto più centrale di questa putrida materia grigia che mi porto appresso. Sono stanco. Basta. Spaccherei tutto. L'alcol prova a mitigare l'istinto, ma non basta, non basta. Il dolore e lancinante, e la voglia di scavare con una lama dentro il cranio è fortissima.
Da un po' di tempo mi sono arreso alla vita. Ha vinto. Ho cambiato lavoro, ho cambiato vita ma i problemi restano sempre gli stessi. Andate a fanculo tutti bastardi. Proprio tutti. Che esploda questo mondo di merda, che nessuno abbia scampo. Serro la bocca fino a sentire lo stridere dei denti. Ho solo voglia di distruggere qualcosa, e se la cosa è una faccia di merda, allora tanto meglio. Da oggi lo scopo principe della mia vita sarà far soffrire il prossimo, ripagherò ogni pezzo di merda con la stessa moneta. Bastardi, siete avvisati. Pezzi di merda, che il diavolo vi porti. Vi odio.

domenica 29 settembre 2013

# 72 Soscià

Cazzo, un mese trascorso fuori, di casa, non proprio,  fuori e basta. Nel ventre di un'enorme balena di acciaio e plastica. Di giorno libero di girovagare nella piccola Disney per adulti e di notte a respirare gasolio bruciato e salsedine salata. Aspettando il momento che tutto finisca, tra una pinta e un panino buttato giù frettolosamente. Di notte i neon viola illuminano il tmio cammino tra una lanterna a prua e un faro a poppa. La  stella polare è il piccolo brondi che metallicamente mi dice che fare e dove andare. Finalmente a terra, arrivo senza essere aspettato, giusto il tempo di mettermi in un autobus e su un treno per poi ritrovarmi in una casa oramai troppo grande. I vecchi fantasmi tornano a trovarmi e cosi mi richiudo tra quattro pareti metalliche, ma stavolta viaggiano su gomma e l'unica lanterna viola che illumina il mio cammino è il fottuto neon di un bar ai margini del confine. Entro e una prostituta è li a farsi una birra è una paglia, mi guarda con insistenza, i capelli bruciati dalle tinte da discount e vestiti ormai consumati fanno di lei l'ultima cosa che vorrei sul sedile posteriore della mia auto. Fuori, sulla strada, c'è solo il buio. Prendo una birra e mi rollo un po' di drum, come festa di benvenuto è una vera merda e inizio a contare i secondi che mi dividono dal prossimo imbarco. Pago la birra e domando al tipo dietro il banco se si puo' rimediare qualcosa di meglio di quell'immagine di disperazione all'entrata. Lui ride come se fossi un fottuto comico del cazzo, ma la mia espressione dice tutt'altro.  Ritorna serio e mi da un volantino di un posto che è sia Fr che Es. Rimonto in auto e dopo mezz'ora scelgo il surrogato di compagnia femminile che più mi va a genio, spiattello due centoni e per questa notte almeno non sarò solo.

domenica 10 febbraio 2013

# 71 Y ahora qué?

La mezza notte è passata da parecchio, i fari dell'auto squarciano l'oscurità dell'autostrada che spinge fino la frontiera con la Francia. La Jonquera non è lontana, li dove tutto inizia o finisce per questo fottuto paese dai sogni svaniti. Inizia  a nevicare, i pneumatici fanno schizzare la neve sul ciglio della strada come sperma impazzito. Le prime luci al neon illuminano la fredda notte riflettendo colori come il viola e il verde sulle pozzanghere stese sull'asfalto consumato da auto e camion. Parcheggio l'auto a pochi passi dall'entrata. A poche centinaia di metri uno store24h annuncia sconti su preservativi e bevande energetiche. Chiudo l'auto e ricurvo sui miei pensieri entro in questo motel dall'aria vintage. Mi ritrovo nel bar, pochi clienti e molte ragazze pronte a vendere il loro corpo al miglior offerente. Un tipo sui cinquanta con strati di grasso coperti da una sudicia camicia bianca accarezza i capezzoli di una ragazza di almeno vent' anni più giovane con avida ingordigia, lei sorride in modo glaciale e compiaciuta del potere che ha sul macho iberico ricoperto da un manto di peli neri che fa un tutt'uno con la barba sudaticcia e il petto grassoccio che esce dalla camicia sbottonata. Mentre avanzo verso il banco, ammirando il degrado e lo squallore dell'uomo, vengo abbordato da un biondina dagli occhi azzurri, il suo accento ucraino non è tra i miei preferiti. Un sorriso non corrisposto e la tipa si chiama fuori lasciando il posto ad una ragazza dai lunghi capelli neri e la pelle color ebano. Ancor prima che mi sorrida la invito a prendere qualcosa da bere, cosi sgancia il suo "smile" e mi prende sottobraccio. Arrivati alla barra le chiedo cosa prende, la sua scelta cade su un mojito, uno dei tanti di questa balorda giornata, al tipo che fa da barman ordino un mojito per la ragazza e un rozzo jack e menta per me. Mentre svuoto il bicchiere la mia nuova "amica" a pagamento mi elenca quello che è disposta a fare, ma in questo caso sarebbe meglio dire "a farmi" e cosa non è disposta a subire. Aspetto che inizi a sorseggiare il suo mojito, non ho ancora aperto bocca sulle sue condizioni, tiro fuori un paio di centoni e le chiedo per quanto bastano. Mi sorride, i suoi occhi sono fissi sulle banconote, poi si rivolge verso me e cancellandosi quell'avido ghigno dal suo sottile e stupendo viso del sud mi fa che, per quel prezzo e visto la materia prima, posso stare con lei fino alle otto del mattino. Guardo l'orologio che segna quasi le due, sei ore non le reggerò ma questa non era una notte che volevo trascorrere solo, un corpo caldo accanto stretto anche se a pagamento era l'unica soluzione per evitare un colpo alla tempia. Annuisco, lei finisce il suo mojito e mi prende per mano. Lascio il mio documento al portiere di questo bordello mascherato da motel e mentre fuori nevica mi perdo sul caldo e splendido corpo della mia compagna ad ore.

lunedì 21 gennaio 2013

# 70 La forza della volontà non è abbastanza.

Ci risiamo, ore di terapia e di quattro metri per quattro non sono servite a un cazzo. Se ti parte, ti parte e non puoi fermarla, puoi contare fino a dieci oppure chiudere gli occhi e respirare profondamente, ma no, non funziona, senti il sangue pompato a mille nelle vene, i denti che si serrano come la mascella di un fottuto bull terrier. Non te ne rendi conto, le parole dello strizzacervelli che ti aveva assegnato il sistema si dissolvono come neve al sole. Senti un fottutissimo caldo, il collo della t-shirt è come se ti stringesse un cappio alla gola. Il sudore ti fa capire che il corpo e teso come una corda di violino. Parti, le mani mulinano pugni contro tutto ciò che incontrano, non senti il dolore, non senti nulla, solo rabbia e odio. Poi ti fermi, le mani che gonfie pulsano doloranti, il sudore che si raffredda sulla pelle. Butti giù un'antinfiammatorio, scendi in piena notte fiondandoti nel primo bar aperto. Butti giù tanto alcohol quanto basta per far passare rabbia e dolore, fino a farli diventare due fievoli ricordi, pronti a riprendere piede dentro l'anima appena abbassi la guardia.